Periferiche SCSI e backup: concetti di base ed il loro utilizzo (1a parte).

Periferiche SCSI e backup: concetti di base ed il loro utilizzo (1a parte).

Nel corso di questo articolo verranno introdotti i concetti di base della tecnologia SCSI ed il loro utilizzo per la configurazione di un sistema di backup su DAT.

Comprendere a fondo l’importanza dei backup è sicuramente una delle priorità per chiunque voglia mettersi al riparo da perdite improvvise di dati importanti.

Ma quando parliamo di backup, a cosa ci riferiamo precisamente?

Spesso lo consideriamo come un mero accorgimento tecnico, finalizzato allo storage dei dati, niente di più, niente di meno.

Una considerazione del genere può trovare parziale accoglimento in situazioni casalinghe, ma sicuramente non in situazioni di produzione, dove invece tale discorso anbackup-laptop-bruciatodrebbe rivalutato alla stregua di una vera e propria pianificazione di tutti i dettagli più importanti.

Dato che parlare in maniera generalizzata non è lo scopo diretto di questo articolo, ci soffermeremo solamente sui dettagli riguardanti la configurazione da adottare e l’hardware da utilizzare: GNU/Linux e le periferiche SCSI.

SCSI: qualche dettaglio preliminare.

Prima di tutto è necessario fare alcune considerazioni in merito, per avere un quadro chiaro sin dall’inizio.

Cos’è lo SCSI e quali sono i motivi che ci spingono ad utilizzarlo.
Quali accorgimenti adottare dal lato periferiche.
Quali accorgimenti adottare dal lato Sistema Operativo.

Lo SCSI (Small Computer System Interface) è una particolare interfaccia che garantisce la comunicazione tra il sistema operativo e le periferiche che supportano tale tecnologia (dischi fissi, CD-ROM e masterizzatori, periferiche di storage).

Nonostante i produttori hardware abbiano fatto negli ultimi anni degli sforzi enormi per migliorare la tecnologia EIDE, lo SCSI rimane di fatto il sistema preferibile: elevato throughput, affidabilità, resistenza nel tempo.

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Esistono diverse tipologie di SCSI (SCSI-1, SCSI-2, FAST WIDE, ecc…) ognuna con peculiarità diverse; nel nostro caso utilizzeremo lo SCSI Standard, cioè con collegamento FLAT 50 pin, nonostante il nostro controller supporti anche ULTRA WIDE SCSI a 68 pin.

Sia per il controller (generalmente una scheda ISA o PCI), sia per la periferica che intendiamo collegare, è necessario eseguire una piccola configurazione tramite dei “dip switch” o “jumper” posti su entrambi i componenti atti a garantirne il corretto funzionamento.

NOTA: si ricordi che generalmente l’identificazione del controller è già impostata di fabbrica (ID 7), pertanto la configurazione di quest’ultimo non è strettamente necessaria.

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Vediamo quindi in cosa consiste questa configurazione.

Osservando attentamente la nostra periferica nella parte posteriore, troviamo come nel caso dell’EIDE, una fila di jumper.

Da sinistra verso destra i jumper che ci interessano maggiormente sono i primi tre, che impostano l’ID univoco delle periferica all’interno della catena SCSI, e gli ultimi due di terminazione e di parità.

NOTA: la disposizione qui sopra riportata è corretta ma non è detto che sia quella adottata dalla propria periferica. Pertanto si consiglia di controllare le specifiche rilasciate dal produttore.

Per quanto riguarda questi ultimi due ci basta sapere che la terminazione si occupa di comunicare al controller quando la catena va chiusa. Se sul nostro dispositivo di backup chiudessimo con un ponticello questo jumper (e nel nostro esempio sarà così), nessun’altra periferica a partire da questo punto in poi potrà essere collegata.

La parità invece, che consiglio ove possibile di tenere sempre chiusa, fornisce funzionalità avanzate di controllo del BUS SCSI, quali controlli degli errori tra le periferiche. L’unico dettaglio di rilievo in questa caso è, che se impostata, lo deve essere su tutta la catena. Nel caso in cui non fossimo in condizioni di impostarla su tutta la catena allora essa deve rimanere aperta.

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Discorso a parte invece per lo SCSI ID, a cui bisogna porre particolare attenzione per evitare dolorosi mal di testa. Similmente all’EIDE, in cui non è possibile impostare due periferiche master e/o slave sullo stesso canale, anche nello SCSI due o più periferiche non possono avere lo stesso ID, pena problemi e conflitti.

Per impostare correttamente l’ID vi rimando allo schemino qui sotto.

# Legenda : -> aperto | -> chiuso  [ID] = [JUMPERS] ——————– ID 0 =  : : : ID 1 =  | : : ID 2 =  : | : ID 3 =  | | : ID 4 =  : : | ID 5 =  | : | ID 6 =  : | | ID 7 =  | | |  # Schema comprensivo di terminazione e parità utilizzato in questo articolo.  [ID] – [JUMPERS] – [TERM.] – [PAR.]  —————————————————– ID 0 =  : : : | |

Rimangono da considerare i dettagli rispetto al sistema operativo utilizzato.
Il sistema SCSI in Linux è veramente ottimo sotto tutti i punti di vista. Se si configurano correttamente i parametri hardware visti sopra, possiamo stare tranquilli che tutto funzionerà in maniera efficiente. L’unico consiglio in relazione a questo aspetto è quello estendibile a qualsiasi periferica: assicurarsi che l’hardware sia supportato.

Un esempio completo.

Come al solito, per rendere tutto il discorso più eloquente, ipotizzeremo di dover configurare, su una macchina con funzionalità di mailserver e webserver, un semplice sistema di backup automatizzato.

Per non dilungarci troppo nel discorso partiremo da una situazione di sistema già installato e con i vari applicativi di servizio configurati. Non faremo per il momento riferimento a nessuna distribuzione specifica, dettaglio ininfluente, mentre utilizzeremo come kernel Linux la versione 2.4.18

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Parlando dal punto di vista hardware, la scelta del controller è ricaduta sull’INITIO CI-2500, periferica di ottima fattura perfettamente supportata dal kernel, e da un dispositivo a nastri HP serie SURESTORE.

Configurazione del kernel.

Prima di tutto è nostro compito assicurarci che il kernel installato sulla macchina sia compilato per il supporto SCSI e di conseguenza supporti il nostro controller.

Oggigiorno, la stragrande maggioranza delle distribuzioni Linux viene rilasciata con kernel precompilati che supportano moltissime periferiche come modulo. Questo ci induce a pensare che potremmo evitare di ricompilare il kernel e caricare, se possibile, solamente il modulo SCSI associato, semplicemente attraverso il comando:

[root: ~]# modprobe 9100UW

Tuttavia, dato che l’esempio ipotizza una macchina di produzione, affronteremo il caso della ricompilazione.
Scarichiamo i sorgenti del kernel, e prepariamoci a ricompilare:

[root: ~]# cd /usr/src/ [root: ~]# wget -c ftp://ftp.kernel.org/pub/linux/kernel/v2.4/linux-2.4.18.tar.gz [root: ~]# tar xzvf linux-2.4.18.tar.gz [root: ~]# cd linux-2.4.18 [root: ~]# make xconfig (oppure “make menuconfig”)

Ciò che interessa a noi è il supporto SCSI in generale e ovviamente quello specifico per la periferica in nostro possesso; pertanto selezioniamo la scheda “SCSI Support” e procediamo in questa maniera:

—-> Sezione “GENERALE”  [ y ] [ ] [ ] ::: SCSI Support … [ y ] [ ] [ ] ::: SCSI Tape Support … [ y ] [ ] [ ] ::: Verbose SCSI error reporting (kernel size +=12)  —-> Sezione “SCSI low-level-drivers”, selezioniamo il nostro controller  [ y ] [ ] [ ] ::: INITIO 9100U(W) support

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